martedì 14 marzo 2017

Rembrandt straordinario pittore olandese, curiosità e opere


Il grande artista olandese Rembrandt Van Rijn nacque il 15 Luglio del 1606 a Leyda una cittadina olandese. La sua è una famiglia di origini molto umile che non aveva mai avuto a che fare con il mondo dell'arte o aveva avuto al suo interno qualche parente che fosse un artista. Il padre di Rembrandt che si chiamava Harmen Gerritz Van Rijn traeva i pochi mezzi per vivere lavorando in un modesto mulino che possedeva mentre la madre, la signora Neeltgen Van Zuytbrouck era la figlia di un semplice fornaio. Il vero cognome di Harmen era Gerritz ma l’uomo aveva voluto chiamarsi Van Rijn in omaggio al grande fiume Reno sulle cui sponde trascorse la sua intera vita. Qui sotto vediamo una immagine (cliccate per ingrandire) di Rembrandt in uno dei suoi celebri autoritratti che sono dei veri e propri capolavori della pittura.

Rembrandt autoritratto


Il piccolo Rembrandt fin dalla prima infanzia dimostrò di possedere delle doti non comuni sia d’intelligenza che anche di prontezza. Sembra proprio che queste particolari doti di Rembrandt fecero presagire al padre che il proprio figlio era nato per diventare qualcuno nella vita, una persona molto influente. Insomma un uomo famoso e molto importante al contrario degli altri suoi fratelli che erano tutti avviati sembrava verso dei lavori manuali e umili. Così il padre di Rembrandt con grande coraggio e anche con sacrifici vari fece di tutto per mandare il figlio presso la famosa e celebre Università di quel tempo che si trovava sempre nella cittadina di Leyda. Ma il giovane Rembrandt non era nato come insisteva il padre per diventare un uomo di cultura e magari uno studioso di lettere anche se questo era sempre un passo avanti per la sua umile famiglia. Lui infatti, il Rembrandt si sentiva soprattutto attratto da una altra vocazione che le divenne poi fatale. Lui era infatti attratto verso il misterioso mondo dell’arte e diceva che era affascinato in particolare dal volto umano. L'artista olandese sognava di cogliere nei tratti di un volto magari il segno ineffabile dell’anima.
Questo nuovo fascino gli fece lasciare l’Università molto presto, dopo solo qualche mese di frequenza e appena sedicenne entrò nella bottega d'arte del pittore Jacob Isaacksz Van Swanenburch, il quale insieme alla moglie che era una bella donna italiana di nome Margherita gli diedero protezione e lo istruirono bene in cultura e nella vita di ogni giorno. Sembra che Margherita un giorno disse al giovane Rembrandt: di te, un giorno tutti gli olandesi diranno ciò che gli italiani dicono oggi dei grandi maestri Leonardo e Raffaello.
Per il sedicenne Rembrandt queste parole sicuramente furono un incentivo in più per imparare con serietà tutto il possibile di arte e soprattutto sulla tecnica della pittura che lui iniziava ad amare con tutti se stesso. Soltanto che volle imparare le basi e basta dell'arte, in quanto egli era convinto che il segreto di un nuovo stile e di una nuova pittura rivoluzionaria l’aveva già dentro di se nel profondo della sua anima, custodito molto gelosamente.
Dopo il giusto periodo in cui apprese molto nella bottega del suo primo maestro e amico pittore, Rembrandt passo a una scuola d'arte di un pittore molto più importante e famoso in quell’epoca. Questi era il maestro Pieter Lastmann che gli trasmise la propria predilezione per gli effetti violenti e il gusto per tutto ciò che sapeva di sfarzo. Per Rembrandt questi due precisi momenti vissuti con i due maestri furono soltanto una influenza esteriore sul piano assoluto dell’arte. Il pittore infatti non aveva nulla da apprendere da questi diciamo “onesti” artigiani del colore i quali applicavano senza usare molta fantasia la lezione appresa della grande pittura italiana. Possiamo anzi dire che Rembrandt possedeva in sommo grado proprio quello che mancava ai suoi due Maestri, e cioè la capacità di reinventare il mondo attraverso la magia dell’arte, cioè di fissare in un quadro anche l’anima stessa delle cose.
Rembrandt, il mistero del volto umano nei suoi lavori.

Rembrandt autoritratto giovanile


All’inizio dell'attività artistica e creativa del pittore Rembrandt e fino alla fine possiamo notare una lunga serie di ritratti e autoritratti come quello che vediamo qui sopra, conosciuto come Autoritratto dell’artista giovanile del 1633/34. I soggetti preferiti dall'artista olandese sono molto spesso la madre e se stesso. Notiamo guardando alcune delle sue opere, spesso quadri o acqueforti come il pittore ricerca quasi ossessivamente quella sua verità attraverso i colori e la sua pittura. Sembra che egli voglia andare al di là delle semplici apparenze. Vuole cogliere il vero segno dell’anima, del proprio Io. Il volto umano è per Rembrandt un mistero che attende di essere svelato. Questo è un enigma per Rembrandt che ogni volta si presenta da una visuale diversa e nuova. Questo spiega perché un artista può dipingerlo e ridipingerlo senza mai ripetersi veramente anzi facendo ogni volta un piccolo passo in avanti verso quella verità cercata pur sapendo però consapevolmente che non riuscirà mai a trovare del tutto la soluzione. Rembrandt dipingendo la madre o se stesso non intende documentare uno stato di fatto o comunque fissare sulle tele delle normali storie. Lui cerca invece di perseguire uno scopo ben più ambizioso e cioè bloccare il volto nell’attimo irripetibile in cui vi affiora questo o quel sentimento. Insomma cercare di dipingere ciò che è più di segreto in un individuo che in quel momento si rivela come attraverso uno specchio.
Tutta questa angosciosa ricerca dell’artista Rembrandt sfugge agli onesti e buoni borghesi di Leyda. Ma ciò nonostante il pittore inizia a essere apprezzato dai suoi compaesani anche se allora era ancora un giovane più che ventenne. I suoi concittadini vedevano il proprio amico e artista come uno che aveva osato staccarsi dai vari metodi e stili tradizionali dei grandi maestri e mettere una sua bottega per conto proprio. Ammiravano soprattutto l’indiscutibile abilità di ritrattista e lo scrupolo con cui Rembrandt rappresentava i dettagli, i lineamenti dei vari volti ritratti con una qualità quasi fotografica diremmo noi ai nostri giorni. La bravura di Rembrandt alla fine varca anche i confini cittadini fino ad arrivare nella bellissima città di Amsterdam dove un ricco e abile mercante di quadri, un certo Endrik Van Uylenburgh lo mette alla prova facendogli dipingere alcuni ritratti. La prova come è facile da intuire riesce in pieno. Questi dipinti piacciono molto al mercante e la gente ne parla in giro. Le commissioni iniziano ad aumentare e tutto sembra andare per il verso giusto per Rembrandt. Incoraggiato da tutto ciò e sicuramente anche dal suo nuovo amico mercante che in questa occasione si trasforma in un perfetto Mecenate, Rembrandt decide di trasferirsi nella nuova città di Amsterdam molto più adatta per farsi conoscere insieme alla sua arte.
Arriva così per Rembrandt come si può immaginare facilmente un periodo d’oro anche se sembra che l'artista abbia le mani molto bucate, sperpera molto denaro e quasi non ricorda più le sue oneste ma umili origini. In quel periodo egli riesce a guadagnare più di quanto riesce a spendere. Questo è un periodo molto fortunato a cui però manca la cosiddetta “ciliegina” sulla torta nella sua quasi completa vita, questa mancanza è l’amore e il sentimento di una donna.

Rembrandt ritratto di Saskia


Arriva anche questo però per Rembrandt, avrà il nome di Saskia Van Uylenburgh una cugina del mercante. Questa ragazza è molto sensibile, una ragazza molto gentile e bisognosa di affetto e di protezione. Lei è intimidita soprattutto dalla sua condizione infelice di orfana. Rembrandt vedendo questa ragazza e frequentandola si innamora pazzamente e presto la fa sua sposa esaltandosi ogni volta alla visione di quel bellissimo viso pieno di sentimenti e molto espressivo. Il pittore non si stancherà mai di dipingerla nelle sue tele interrogando quei lineamenti così dolci. Sopra vediamo un ritratto di Saskia.
La smania di grandezza dell’artista Rembrandt.
Saskia non era una ragazza povera, infatti al suo sposo e artista porta una considerevole dote che Rembrandt però inizia a scialacquare presto. Inizia infatti la mania di grandezza del pittore comprando sontuose ville ad Amsterdam e arredandole con tanti oggetti “strani” e antichi, al solo scopo di vantarsi e di stupire la ricca borghesia cittadina. Il pittore incurante del futuro ama vestirsi anche con abiti di lusso. Inizia a fare grandi collezioni di arredi antichi e altri oggetti di grande valore. Si comporta come un bambino viziato dalla fantasia allucinata. Se dipinge la moglie Saskia per esempio la veste come una Dea pagana con monili preziosi cercandola di farla apparire come fosse una figura da leggenda. Il pittore è anche un lettore della Bibbia e in questo libro cerca di trovare i pretesti per la sua pittura. Si ritrae come il figliol prodigo della celebre parabola. Rembrandt si comportava insomma come diremmo oggi come un vero bambino viziato e incosciente che può fare e avere tutto ciò che gli passa per la testa. Non riescono a richiamarlo alla ragione neanche le innumerevoli tragedie che ha avuto in famiglia come per esempio i tre figli nati dal suo matrimonio e morti in tenerissima età. Sembra che se li lascia passare alle spalle perché non ha tempo di soffermarsi su di esse. La salute della moglie Saskia inizia a peggiorare e Rembrandt sembra non accorgersene. Finalmente nel Settembre del 1641 la moglie riesce a dargli un figlio, Tito che sembra essere sanissimo, quindi un degno erede per Rembrandt il quale è felicissimo dell’evento e non pensa minimamente a tutto ciò che ha dovuto pagare nella vita fra tragedie e altro per averlo. Dopo circa otto anni di matrimonio la moglie muore e il pittore con il suo fare da “incosciente” le fa un suo ultimo ritratto stupendo come a chiusura di un discorso aperto anni prima. Per lui il cammino continua, altre figure, altri volti gli sorridono perché ciò che importa è lavorare e dipingere. Continuare questa spasmodica sua ricerca.
L’ossessione della luce per Rembrandt.

Rembrandt opera La ronda di notte


Il dipinto più celebre e discusso di Rembrandt oltre ad alcuni celebri autoritratti è La ronda di notte commissionato nell'anno 1641, l'anno in cui nasceva anche il figlio Tito e sua moglie peggiorava di salute. Secondo chi gli commissionò quest’opera si doveva raffigurare nel dipinto della Ronda di notte i sedici membri della Guardia Civica di Amsterdam insieme al loro comandante Frans B. Cocq e il luogotenente Van Rytenburgh. Questa doveva essere un opera oleografica destinata ad abbellire la sala di riunione della Guardia stessa (vediamo il dipinto La ronda di notte qui sopra).
Sembra che Rembrandt non tenne conto assolutamente dell’ordinazione e delle richieste fatte dai committenti di questi lavoro. L'artista dipinse una scena assolutamente ed esclusivamente fantastica in cui un gruppo di figure sembrano sorgere misteriosamente dalle tenebre oscure, grazie alla luce violenta che le investe e che non si capisce da dove possa provenire. Tra le varie figure risplende di una forte luce quasi magicamente una bambina il cui volto fa pensare a quello della moglie Saskia. Ma che cosa ci sta a fare una bambina in mezzo a delle guardie civiche armate? Gli orgogliosi membri della Guardia civica non ci stanno. Quella bambina è una intrusa, un arbitrio del pittore ed è per questo che mettono il quadro in un angolo buio dove rimase per molti anni abbandonato, rischiando anche di essere distrutto perché sotto di esso veniva acceso il braciere che serviva a riscaldare la sala.

Dopo gli opportuni restauri la luce che illumina la scena avrebbe acquistato un nuovo significato rivelandosi essere quella del sole. E quindi non più la Ronda di notte ma la Ronda di giorno, ma è poi questa la verità?
Sappiamo che la luce era l’ossessione del celebre pittore Rembrandt. La luce e il suo contrario cioè l’ombra, il buio con quello che sta a simboleggiare. Il pittore dava all’una e all’altro il significato di spirito, di anima e non li considerava realistici come elementi. Unite insieme sia la luce che l’ombra rappresentavano per il pittore il grande mistero della vita e tutto quello che aveva cercato sempre di trovare. Aveva tradito le richieste della Guardia civica di Amsterdam considerando il soggetto poco meno di un pretesto. Il pittore aveva dipinto una scena dettata dalla sua fantasia che gli consentiva di continuare il suo “discorso” sugli uomini, Giorno o Notte? Una domanda che diventa quasi oziosa nel senso che certe distinzioni non hanno alcun valore di fronte all’Eternità.
L’Arte di Rembrandt si colloca idealmente fuori del tempo ed è un discorso infinito tra luce e ombra.
Il grande fallimento e la fine di Rembrandt.
Di solito l’artista è un essere instabile portato a cercare nuove sensazioni ed emozioni in modo da esaltare la propria immaginazione. Rembrandt invece non segue questa regola non scritta, lui non è curioso e non ama viaggiare. A suo dire ha tutto a portata di mano, nei volti dei suoi conoscenti e amici e nella città in cui risiede trova tutti i modelli che gli servono per le sue opere. In realtà è che egli non ha bisogno di uscire da se stesso per esaltarsi, la sua pittura gli nasce dentro. Per dipingere gli basta vivere, essere un uomo tra gli uomini e abbandonarsi alla propria fantasia creatrice. Per il suo modo di pensare e di comportarsi la gente però inizia a pensare che forse è tutto un “bluff” e il vuoto inizia a farsi intorno al pittore. Ma ciò non disarma Rembrandt perché lui sa cosa vuole e cioè una donna che possa prendere il posto di Saskia. Riesce a trovarla, lei è una ragazza che viene a fargli dei lavori in casa, il suo nome è Hendrickje Stoffels e Rembrandt si innamora anche se per un ragionamento quasi da meschino non la sposa perché la prima moglie aveva firmato un accordo in cui se il pittore si sposava una seconda volta perdeva tutta la dote della moglie morta. Possiamo anche pensare che lo fece per cercare di non far perdere quel po’ di sostentamento che spettava al figlio Tito e non per interesse economico proprio. Per se stesso non chiese nulla ma la gente continua a escluderlo e a insultarlo per il fatto che non voleva sposarsi specie quando Hendrickje gli da una figlia, Cornelia.
Rembrandt inizia ad avere anche dei problemi con i creditori al punto tale che in tre aste gli viene portato via tutto e attorno al pittore si stringe un cerchio di triste solitudine. Sia il figlio Tito che la seconda moglie o compagna per meglio dire diventano una sorta di imprenditori di Rembrandt cercando commissioni per varie opere e ritratti che il pittore poi dipinge. La vita stupenda del periodo d’oro è ormai un ricordo passato ma cosa importa? Ciò che importa è dipingere fino in fondo la parabola della propria vita. Ed ecco i ritratti di Tito. Ecco i ritratti di Hendrickje e soprattutto ecco i ritratti di Rembrandt dove si nota che è diventato molto più vecchio. Non si nota più quella giovinezza in lui descritta in altri autoritratti (vediamo sotto).

Rembrandt autoritratto anni 63


La vita però si accanisce con lui facendo il vuoto prima con la morte della compagna nel 1662 e poi con la morte di Tito nel 1668. Rembrandt resta solo con la figlia Cornelia e una serva anziana in una casa deserta. Sembra arrivato il momento di dire basta, di aspettare la morte, il riposo dopo mille battaglie. E infatti il 4 Ottobre del 1669 all’età di sessanta tre anni il grande pittore Rembrandt van Rijn muore con pochissime persone accanto al suo capezzale.
Quasi nessuno si rende conto in quel momento che lui, l’Olanda anzi il mondo intero ha perduto uno dei più grandi geni di tutta la storia dell'arte, l’artista a cui un giorno gli uomini renderanno giustizia e omaggio chiamandolo Il Maestro del chiaroscuro.
Rembrandt fu il pittore della fantasia. Una fantasia spesso allucinata, magari smagliante ma ancorata a una sola realtà e cioè la propria legge interiore che rifiuta qualsiasi compromesso con le mode e gli ideali del mondo in cui visse. Non ebbe maestri e non si legò a nessuna scuola di pensiero e artistica ma fu un artista libero, libero di creare le proprie opere in base alle sue ricerche e al suo grandissimo talento. Possiamo dire che Rembrandt dipingeva così, come respirava e tutti Noi dobbiamo essergli grati per tutto quello che è riuscito a creare con la sua fantasia e la sua straordinaria luce.
Grazie Rembrandt.

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